Come in una favola

“Come in una favola. Lavorare con l’analisi immaginativa per recuperare il magico mondo che è in noi” Mondadori – Oscar Saggi Milano.

Introduzione

C’era una volta…. così iniziano tutte.

Storie che nascono, storie che finiscono, che si trasformano nel loro procedere.

Sogni, desideri, fantasie che si realizzano, svaniscono o diventano incubi.

Come in una fiaba ciascuno di noi vive la propria vita e le proprie relazioni condizionato da un magico mondo interiore dove realtà e fantasia si fondono, dove parti di sé alleate ed ostili si sfidano, condizionando scelte ed emozioni a quel “protagonista” che ci sentiamo di essere, con l’unico scopo di aiutarlo a raggiungere, nelle quotidiane avventure, il tanto desiderato lieto fine.

Sogni e ideali, così come l’immagine che maturiamo di noi e degli altri popolano la favola della nostra vita e ne condizionano il finale.

Questo lavoro nasce da appunti di vite, storie di uomini e donne come tanti alla ricerca di sé, eroi che attraverso la sofferenza vincono mostri interni persecutori o si liberano da prepotenti tiranni e riescono a far riemergere quel principe o quella fata, quella parte magica dentro se stessi, unica chiave per aprire la porta della guarigione.

Le paure che ci portiamo dentro possono trasformare il mondo esterno in un ambiente ostile e persecutorio come se fosse popolato da draghi o mostri invincibili contro i quali non possiamo che attivare tutte le nostre difese isolandoci o scappando; i nostri bisogni mai colmati o gli ideali compensatori ai quali tendiamo, possono spingerci a sposare crudeli Barbablù mascherati da generosi Principi Azzurri.

La corsa sul cavallo bianco verso l’incantevole castello si trasforma così in un percorso ad ostacoli dove il senso di smarrimento dal quale si è oppressi sembra simile al panico provato da Biancaneve quando, persa nel bosco e sola in un ambiente che non riconosce, trasforma alberi, rami e ombre in personaggi ostili.

La rassegnazione, lo sconforto, il sonno possono prendere il sopravvento trasformandoci in spettatori di noi stessi, vittime impotenti di situazioni sfavorevoli contro le quali non resta che sfogare la propria rabbia, come se di tutto ciò fosse responsabile un destino avverso.

In alternativa, come accade nelle favole, proprio quando sembra che il protagonista sia allo stremo delle forze, può nascere l’esigenza di fermarsi, di prendere le distanze dall’incomprensibile incubo che si sta attraversando e cominciare a rileggere ciò che vivendo abbiamo scritto, nel tentativo di capire (e spesso accade) quale matrigna, quale relazione irrisolta legata al mondo dell’infanzia, abbia così profondamente condizionato la narrazione.

Questo è quanto accaduto ai protagonisti di queste storie.

Questo lavoro, questa raccolta di casi, si struttura e prende corpo da una rilettura di quel mondo infantile divenuto sogno, immagine ed emozione, in un’altalena tra immaginario e realtà, tra favola e vita nel quale il “paziente-protagonista” si trova a “ giocare” su piani di relazione differenti.

In questa prospettiva il compito del terapeuta consiste nell’aiutare il paziente a riscrivere la propria storia, per accompagnarlo ad essere finalmente libero di scegliersi un finale dopo aver accolto e compreso i propri bisogni ed il proprio passato, nella piena consapevolezza della propria esistenza e delle relazioni nelle quali si trova inserito.

Tutto ciò  è stato possibile anche e soprattutto grazie al recupero di figure interne, con le quali si identificava, legate al mondo dell’immaginario e delle favole (o racconti) che il paziente si portava dentro come retaggio di relazioni infantili.

Pertanto , in questo lavoro i termini fiaba, favola, storia e  racconto, verranno usati come sinonimi  proprio perché, pur consapevoli  delle intrinseche differenze che li contraddistinguono sotto il profilo letterario, si è voluto dare risalto al vissuto del paziente, al suo modo di ricordare quella favola (spesso alterata rispetto all’originale) e all’aspetto inconscio dato dall’emergere, in terapia, di quel particolare racconto o personaggio  rispetto a tanti  che popolano la  fantasia dei pazienti.

Tra i numerosi casi ai quali ho lavorato in questi anni, mi sono trovata spesso immersa in una giungla di relazioni ed emozioni, nella quale la sensazione di essermi persa spesso prevaleva sulla certezza di trovarmi in un percorso segnato e sicuro.

Perdersi per ritrovarsi: accettare il caos che spesso ci sommerge e nel quale ci troviamo a vivere, accettare quella  sensazione di impotenza mascherata in rabbia; fermarsi, guardarsi un po’ da lontano; rileggersi  superando la paura di sentirsi per ritrovare una strada non ancora segnata, a volte neppure sicura, ma capace di condurre proprio là dove  desideravamo andare.

E’ un po’ questo il filo sottile che lega queste storie tra loro, il bisogno di fermarsi e di cercare dentro di sè una risposta, la necessità di risvegliare un magico mondo interno popolato da emozioni, immagini, colori: risvegliare quegli eroi che potremmo essere se solo ci credessimo.

Favola nella favola saranno le sensazioni dell’analista, il suo sentire e il suo immaginario, tutto quell’ approfondimento sul controtransfert che accompagnerà e sosterrà il cammino dei pazienti nel loro procedere.