L’ansia è uno stato d’animo che nasconde un problema da risolvere

L’ansia è uno stato d’animo che nasconde un problema da risolvere

Non tutte le “ansie” sono uguali.

Una sana eccitazione in vista di un evento, un po’ di ansia da prestazione che aiuti la concentrazione e indirizzi tutte le energie all’obiettivo è assolutamente utile, oltre che sana.

Ma c’è una tipologia di “ansia” priva di obiettivo, una sorta di “paura della paura” che non riesce ad esaurirsi, che tiene sempre “accesi”, agitati, sulla difensiva: a questo “disturbo d’ansia” faremo riferimento nell’articolo.

Questo tipo di ansia, che unisce disturbi fisici  palpitazioni, sudorazione, vertigini…) e  malesseri psichici (paura dei luoghi chiusi o delle malattie…) a preoccupazioni eccessive e pensieri autosvalutanti, è uno stato d’animo da non sottovalutare, che va curato con un approccio completo alla persona che comprenda il corpo, la mente e la psiche. Ogni disturbo d’ansia ha un’espressione comune, ma affonda la causa in una radice unica e personale che va ricercata nella profondità della psiche (il più delle volte inconscia) e nella storia personale di chi ne soffre, nelle relazioni e nei suoi vissuti emozionali. Ogni generalizzazione o diagnosi parziale porta ad illusorie e momentanee soluzioni che rischiano di lavorare solo sul sintomo ignorando l’origine del disagio. Il rischio al quale si va incontro, ogni volta che si approccia solo al sintomo, è quello di sollevare, alleggerire  il soggetto da quel particolare disturbo, ma in un secondo tempo si assisterà all’ emergere di un “ nuovo” sintomo diverso per localizzazione somatica, ma identico per radice emotiva. Si sposta, non si risolve. Il percorso di “cura” di ogni malattia, di ogni sofferenza fisica o emotiva, non può trovare come unica risposta una soluzione farmacologica o una serie di “consigli/esercizi” più o meno efficaci che puntano a dare linee guida per “staccare la mente” dal problema, per rilassare, o per disintossicare il corpo da uno stress eccessivo. Anche se ognuno di questi approcci è utile, anzi utilissimo, non può essere sufficiente da solo né totalmente risolutivo.

Oggi c’è una consapevolezza generalizzata dell’importanza della cura del corpo per prevenzione dei disturbi fisici e psichici (dieta, attività sportiva, ambiente sano, ritmi del sonno…), così come una maggiore informazione sulla cura della mente (meditazione, preghiera, yoga, mindfulness, musica…) eppure i disturbi d’ansia sono in aumento e la gestione dello stress sembra essere per tutti sempre più difficile, oltre che problematico per il calo delle difese immunitarie e per tutte le somatizzazioni che porta con sé e che le neuroscienze stanno divulgando.

Ci sentiamo peggio, “sapendo” molto di più e avendo un maggior numero di informazioni da gestire. La salute, l’equilibrio interiore, una sana capacità di relazionarsi con gli altri, la serenità di poter essere ciò che sentiamo di essere e un sano adattamento alla realtà (che non è sinonimo di compromesso o passiva accettazione) si conquista solo quando si raggiunge una conoscenza di se stessi profonda, si arriva a comprendere come scegliamo di reagire e perché siamo convinti che quella modalità ci sia utile anche quando le risposte che riceviamo sembrerebbero smentirlo, quanti e quali siano gli aspetti del nostro “io” che mettiamo in gioco, quanti “personaggi” popolano il nostro mondo emozionale, inconscio, psichico e come condizionano le nostre scelte ed il nostro modo di decodificare la realtà. Un attacco d’ansia, una depressione, un disagio psichico hanno una parte della loro origine in vissuti inconsci, in relazioni o esperienze più o meno traumatiche che appartengono ad un tempo dimenticato dalla nostra mente razionale, ma non per questo cancellato dalla nostra “mente inconscia” che ci parla quotidianamente attraverso i sogni, le immagini, le fantasie (e i lapsus). Se vogliamo risolvere o capire l’origine profonda di un attacco d’ansia del nostro “sistema corpo” ad un evento esterno, non possiamo ignorare né prescindere dalla totalità del nostro essere sia presente che passato. Ritrovare e capire “chi sono io”, quale sia il nostro “Vero Sé” per dirla con Jung. Il nostro IO si forma in un percorso di crescita costante attraverso un continuo “compromesso” tra  ciò che avvertiamo come bisogni e ciò che il mondo esterno ci chiede come doveri. Ognuno di noi è il risultato di come ha elaborato piccoli o grandi traumi ed esperienze, di quanto passato sia stato trasformato in ricchezza personale, forza ed autostima nel modo di approcciare al presente o di quanto sia diventato un peso, uno zaino pesante che schiaccia, rallenta e limita nel decidere e fare: “cambia le prime pagine della vita e cambierai la storia”, come ho letto da qualche parte, oppure: “liberati dal personaggio che ti hanno fatto credere di essere e diventa Autore della tua esistenza” come ho scritto nel mio libro, tanti anni fa. (“Come in una favola . Lavorare con l’analisi immaginativa per recuperare il magico mondo che è in noi.” Oscar Mondadori. 2004). A quelle prime pagine dobbiamo tornare quando l’ansia ci spegne entusiasmo, creatività e voglia di vivere.

L’ansia è una malattia, ma è anche una risposta adattiva ad un disagio inconscio: è la migliore risposta che il corpo riesca a trovare  per rispondere ad un cambiamento che lo spaventa per non mettere in discussione se stesso, i propri  legami affettivi o lavorativi e le proprie abitudini. L’ansia si manifesta come malattia ma è anche soluzione: è un problema che nasconde un problema con se stessi da risolvere.

E i problemi inconsci si risolvono con un lavoro sull’inconscio. Favole, sogni, miti, possono essere la strada maestra da percorrere per conoscere noi stessi ed affrontare un disturbo fluido e mutevole come l’ansia: attraverso la Favolaterapia, l’Analisi immaginativa e tutte quelle psicoterapie ad orientamento analitico che lavorando con il nostro mondo inconscio ci permettono di riportare alla luce della nostra mente razionale il nostro vero io, di recuperare una sana consapevolezza di noi stessi, della nostra forza e della nostra autenticità. L’Ansia è un disturbo, ma ci disturba perché ci vuole più forti e più capaci di essere liberi e responsabili di noi stessi. Ascoltiamola e con un lavoro profondo su noi stessi impariamo a capire le  nostre emozioni e il nostro mondo inconscio. Avremo molto da scoprire di noi stessi e l’Ansia non sarà più un problema.

Dott.ssa Stefania Fioruzzi
Psicologa – Psicoterapeuta – Pedagogista
Psicoterapia individuale e di coppia – Consulenza familiare
Analisi Immaginativa – Favolaterapia – Psicosomatica
Competenze in P.N.E.I e
Tecniche di Gestione dello Stress

Milano, 24 Settembre 2020